Comune di
Sant'Andrea Frius
Provincia del Sud Sardegna


Il territorio

Il territorio
Sant’Andrea Frius, compreso nella provincia di Cagliari (dista dal capoluogo circa 35 km), è eminentemente un paese di collina, non solo perché si trova a 300 m di altitudine, ma anche perché prevalentemente collinoso è il territorio comunale (il punto più alto non supera i 650 m). Le sue coordinate sono 39° 10’ di longitudine est e 39° 29’ latitudine nord. È esteso 36,43 km quadrati e confina a sud con Dolianova, Serdiana e Donori, a ovest con Barrali e Ortacesus, a nord con Senorbì e San Basilio e ad est con San Nicolò Gerrei. Questa pluralità di paesi confinanti è un dato di per se stesso indicativo della posizione centrale che esso occupa, trovandosi infatti nello snodo delle strade che partendo dal Campidano conducono in Trexenta e nel Gerrei.
Anche dal punto di vista geologico il territorio costituisce un’area di transizione tra i pianori sottostanti di Donori e i primi contrafforti montuosi del Gerrei, per cui ai depositi alluvionali ciottoloso-sabbiosi si succedono rocce granitoidi, argille eoceniche, scisti metargilliti paleozoici e litologie del terziario.
Si tratta di terreni ricchi di corsi d’acqua, seppure a carattere torrentizio e ancor più di sorgenti, due delle quali sicuramente utilizzate già in età nuragica, come hanno rivelato le ricerche archeologiche: sono quelle site nell’altipiano di Sa Corte Casassias, che probabilmente serviva l’insediamento di Sedda Codoaxiu, e in località Mandaresu. Fra i primi i più importanti sono il rio Cirras e il Coxinas, cui se ne devono aggiungere altri minori come Bascuri, Perdixeddas, Pirastu, Basili ecc. Fra le seconde le più notevoli si trovano in Planu Sànguini, che per lo più sono anche perenni, Sa paneria, su serpenti ecc. Tutto ciò ha consentito uno sviluppo delle colture agrarie, che altrimenti la qualità dei terreni, non sempre fertile, non avrebbe permesso. Infatti alla cerealicoltura si poté affiancare l’olivicoltura, mentre altri redditi produssero i mandorleti, vigne e giardini, ben irrigati da una vicina sorgente che stava all’estremità dell’abitato, «adorni d’ogni sorta d’alberi fruttiferi, in cui prevalevano in gran quantità peri camusini ed i fichi d’India, dai quali vanno ben cinti detti possessi (gran risorsa per il povero)», come si può leggere in una
 relazione ottocentesca.
 
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